Periti e compagnie: quali sinergie per trasformare il sinistro in un assist?
Quale sarà il ruolo del perito nel 2030? È la domanda alla base del convegno “Perito 2030: da tecnico e innovatore”, organizzato da Cineas e ANPRE che si è svolto recentemente al Politecnico di Milano. In questa occasione si sono riuniti alcuni degli esperti del settore per ragionare sull’evoluzione del settore assicurativo e le sinergie con i loss adjuster per migliorare il servizio al cliente.
Alla tavola rotonda, moderata da Maria Rosa Alaggio, Direttore delle testate del circuito Insurance Connect, hanno partecipato:
- Andrea Agazzani, Consigliere ANPRE
- Elio Dassano, Responsabile Fiduciari Rami Elementari UnipolSai
- Giovanni De Giorgi, Responsabile ufficio Pronta Liquidazione danni di massa e Gestione Fiduciari Aviva
- Francesco De Robertis, Responsabile Procurement Sinistri Groupama Assicurazioni
- Silvia Pansini, Responsabile Fiduciari e processi organizzativi Itas
- Luca Ventola, Fiduciari Claims Generali Italia
L’aspetto più importante da considerare è certamente l’evoluzione del ruolo del perito in un mercato che diventa sempre più dinamico e complesso. Non sono, naturalmente, in discussione le competenze tecniche che rimangono imprescindibili, ma diventa sempre più cruciale capire quali siano le esigenze dei nuovi clienti, affiancarli ed offrire un servizio (e non più un singolo prodotto) di alta qualità e specifico. Il perito non deve essere un semplice consulente, ma deve trasformarsi in un partner – magari inserito all’interno di un network – che segua il cliente in un momento delicato come è quello in cui avviene un sinistro. Al perito, dunque, sono sempre più richieste capacità manageriali.
“Assistiamo – precisa Andrea Agazzani, consigliere ANPRE – ad un cambiamento epocale sia a livello professionale, sia a livello culturale e sociale e questo ha impatti notevoli anche sulla professione peritale. Anche noi, come associazione, dobbiamo cambiare radicalmente atteggiamento, comprendere le opportunità che si aprono e sfruttarle per crescere”.
Siamo tutti consapevoli, ormai, che al perito non possano più bastare le competenze tecniche, ma sono indispensabili anche capacità comunicative, relazionali e, soprattutto, manageriali. La specializzazione rimane fondamentale, ma non può essere, da sola, sufficiente per restare competitivi in un mercato sempre più complesso.
La comunicazione, in questo senso, ha un ruolo fondamentale: per costruire una relazione di fiducia tra assicurato, perito e compagnia assicurativa è necessario che gli scambi di informazioni siano chiari, semplici e facilmente comprensibili anche da coloro che non sono addetti ai lavori.
Favorire la collaborazione tra agenti, provider e compagnie diventerà di vitale importanza per dare un servizio di alto livello al cliente e rimanere competitivi. Seguire il sinistro dalla nascita al ripristino della struttura e/o dell’attività rappresenta il vero valore aggiunto che potrà davvero fare la differenza per mettere il cliente sempre più al centro. Ed è questo l’aspetto che, più di ogni altro, sarà la carta vincente nei prossimi anni.
La tecnologia non deve essere considerata una minaccia, anzi. Ci saranno, magari, dei sinistri che non avranno bisogno dell’intermediazione degli studi peritali, ma la componente umana rimarrà centrale. Il lavoro dei periti e dei provider potrà essere migliore, proprio grazie alla tecnologia. Pensiamo, ad esempio, agli interventi non invasivi, alle video-perizie o a tutti quegli automatismi che consentono una netta riduzione dei tempi di intervento.
Le nuove tecnologie rappresentano fattori abilitanti, ma non sono sufficienti a garantire questa evoluzione nel ruolo dei periti: nei prossimi 10 anni il binomio soft skills e hard skills sarà sempre più determinante per chiunque operi in ambito peritale ed è proprio su questo che si costruisce la figura del perito del futuro.