Dal Politecnico di Milano un nuovo docente per il Master in Risk Management delle Infrastrutture.

Enrico Zio, Professore Ordinario del Politecnico di Milano e della Scuola Superiore Mines ParisTech di Parigi

La nuova edizione del Master Risk Management delle Infrastrutture inizierà il 20 settembre 2022, quest’anno abbiamo l’onore di avere tra i nostri docenti il Professor Enrico Zio, Ordinario del Politecnico di Milano e della Scuola Superiore Mines ParisTech di Parigi, che porterà ai professionisti in aula il suo profondo know how sul processo globale di gestione dei rischi dell’opera.

 

Professor Zio, può illustrarci quello che sarà il suo contributo all’interno del master di Cineas?

Il master di Cineas in Risk management delle Infrastrutture è un percorso formativo tecnico di estrema rilevanza in questo momento storico in cui siamo sempre più consapevoli della criticità delle infrastrutture tecniche e tecnologiche a sostegno delle attività umane (produttive, di servizio e di vita personale), che in Italia (ma non solo) hanno un’età anagrafica avanzata e che sono soggette ad una crescente esposizione ad eventi naturali estremi, dovuti anche al cambiamento climatico, con considerevole aumento della vulnerabilità.

Non solo: bisogna considerare anche l’incremento crescente della domanda dei servizi che queste infrastrutture forniscono, servizi che, come dicevo poc’anzi, sono essenziali per il funzionamento della nostra società e della nostra vita personale, e che potrebbero veder compromessa la continuità a causa di un guasto, un cedimento, un’azione malevola.

In questo contesto, il percorso formativo di Cineas fornisce gli strumenti per analizzare, con tecniche e analisi di sistema specifiche, le infrastrutture critiche rispetto ai pericoli a cui sono esposte e alle conseguenze sulla loro funzionalità di eventuali eventi avversi.
Tutto questo è “sulla carta” molto semplice e logico, se non fosse per la grande complessità di questi sistemi. La vera sfida della valutazione del rischio per le infrastrutture risiede nel fatto che queste sono sistemi complessi a rete, i cui elementi sono tra loro dipendenti, e le infrastrutture stesse sono interdipendenti tra loro.

Prendiamo per esempio le reti di telecomunicazione che hanno bisogno delle reti di trasmissione e distribuzione di energia, che a loro volta hanno bisogno della rete di telecomunicazione per la loro operazione e controllo. Ma anche le reti di trasporto (ferroviario, ad esempio) hanno bisogno delle reti di energia e di telecomunicazione (per tutti i segnalamenti, ad esempio).

Quindi un qualunque problema in un’infrastruttura, che ne riduca o impedisca completamente il funzionamento, potrebbe propagarsi ad altre infrastrutture ad essa interconnesse, che formano un “sistema di sistemi” di grande complessità: ecco, allora, che l’analisi dei rischi per calcolare la probabilità e le conseguenze di eventuali guasti e malfunzionamenti, diventa molto complicata.

 

In che modo viene affrontata questa complessità all’interno del percorso formativo?

 All’interno del Master cerchiamo, anzitutto, di inquadrare questa complessità, di descriverla e gestirla, rendendo al contempo consapevoli i partecipanti che ogni scelta, azione o mancata azione sulle infrastrutture, può avere un impatto a cascata che si propaga sulle altre infrastrutture. Durante il percorso formativo, affrontiamo l’argomento con una completezza crescente, in modo che i professionisti possano poi prendere le decisioni per affrontare i rischi con una solida e robusta preparazione metodologica.

I metodi che vengono illustrati per valutare i rischi ed identificare le componenti più critiche di infrastrutture già esistenti, per poter decidere come intervenire in prevenzione o mitigazione al momento di un eventuale evento avverso al fine di continuare ad erogare il servizio o recuperarlo rapidamente, potranno essere utilizzati anche per la progettazione di nuove infrastrutture, per operare scelte consapevoli in fase di progetto circa la scelta dei materiali, delle tecnologie, dei sistemi di ridondanza, di monitoraggio etc, per ridurre i rischi.

 

Che grado di sensibilità e di consapevolezza c’è tra gli operatori del settore al momento?

Il professor Enrico Zio durante il suo intervento alla XXXV inaugurazione dell’anno accademico di Cineas

In questo momento c’è molta attenzione su tutti i tipi di infrastrutture critiche, con studi per aumentarne la resilienza, esigenza che emerge sempre più “violentemente” a fronte delle evidenze di eventi climatici che impattano fortemente sui servizi; basti pensare alle ondate di calore che si sono verificate a luglio e gli effetti che hanno avuto sulla rete elettrica (black-out per sovraccarico) e sui trasporti (interruzione di servizio per surriscaldamento dei binari).

Anche il governo ha raggiunto una certezza sul fatto che qualcosa di importante e serio vada fatto per “proteggere” le infrastrutture critiche, e con il PNRR è arrivato a stanziare ingenti fondi per lo sviluppo e il mantenimento sostenibile delle infrastrutture critiche: milioni di euro per la resilienza e la sostenibilità della rete elettrica, per la mobilità (con anche un nascituro, importante centro di competenza sulla mobilità sostenibile). In quest’ultimo ambito, il MIT direttamente su iniziativa del ministro Giovannini, ha voluto mettere insieme un gruppo di studio multidisciplinare sulla problematica delle infrastrutture e del cambiamento climatico (in cui sono stato coinvolto, in particolare per quanto riguarda l’ambito delle infrastrutture per  l’energia), per avere una fotografia del presente e una proiezione sul futuro delle infrastrutture critiche (infrastrutture di trasporto acqua-terra-aria, ma anche altre infrastrutture come le infrastrutture di telecomunicazione, quelle per l’energia, etc.) analizzandone le criticità e i rischi, e proponendo una serie di azioni e la loro fattibilità e sostenibilità a 360 gradi, compresi gli aspetti finanziari e le esigenze di cambiamento di policies associate, offrendo soluzioni e strategie per gli investimenti infrastrutturali in un contesto di adattamento delle infrastrutture ai cambiamenti climatici, da un lato, e alle azioni di mitigazione delle emissioni di gas-serra, dall’altro. Questo ha portato alla redazione di un rapporto molto interessante dal nome “Cambiamenti climatici, infrastrutture e mobilità”. Altra iniziativa del MIT in quest’ambito è la costituzione del CISMI ‘Centro per l’innovazione e la sostenibilità in materia di infrastrutture e mobilità’, un centro studi multidisciplinare a supporto degli operatori del settore e le relative prese di decisione.

L’attenzione sul tema delle infrastrutture, e relativi rischi e resilienza, è alta anche a livello europeo: recentemente sono stato coinvolto in un altro gruppo di lavoro sugli aspetti di gestione delle crisi, delle emergenze e dei disastri, dove si affronta la gestione degli eventi catastrofici anche per il loro impatto sulle infrastrutture: le risultanze di questo lavoro verranno messe a disposizione della Commissione Europea, a supporto delle loro analisi, decisioni e policies.

In conclusione, è evidente che siamo in un periodo in cui i temi di risk management e resilienza delle infrastrutture sono di grande rilevanza sia a livello nazionale che internazionale. Per affrontarli, è necessario prendere consapevolezza della complessità dei sistemi infrastrutturali e considerare in maniera sistemica (di sistemi) gli impatti a cascata che eventi avversi possono avere: l’obiettivo del master di Cineas è proprio quello di accrescere le competenze tecniche in questo ambito e in questo senso, per permettere agli operatori del settore di valutare con maggior consapevolezza e decidere con ponderatezza informata.