Non si tratta solo di sicurezza aziendale ed obblighi normativi, ma di competitività economica, protezione e crescita per grandi, medie e anche piccole aziende. Il corso di Cineas Competizione e Corporate Warfare: il valore dell’Intelligence d’impresa per la sicurezza del business si propone di fornire al management delle imprese strumenti pratici e conoscenze aggiornate su questi temi.

 

 

 

 

 

 

Nelle foto: l’Ing. Emanuele Salvador e il Dott. Alfonso Balotta

Milano, 06 febbraio 2023 – Dopo un fine settimana che ci ha visto con il fiato sospeso per un attacco hacker su scala globale di cui non si conosce al momento né la tipologia, né il numero delle vittime (secondo le notizie riportate dai media sarebbero coinvolti decine di siti istituzionali) così come non è chiara l’entità dei danni, diventa sempre più concreta la minaccia di una competizione globale per le nostre imprese che viene combattuta con strumenti leciti e illeciti. Cineas si sta occupando del tema e offrirà a maggio un corso – rivolto al top management delle imprese – dedicato al valore dell’Intelligence d’impresa per la sicurezza del business.

Abbiamo incontrato il dott. Alfonso Balotta e l’ing. Emanuele Salvadordocenti ed ideatori del corso – per approfondire meglio questi argomenti e per coglierne il valore strategico.

Che cos’è la Corporate Warfare?

Alfonso Balotta – Possiamo definirla come l’insieme di pratiche lecite, illecite, morali ed immorali che le aziende attuano per contrastare o vincere i concorrenti (fino a scalarne la governance) e dominare i mercati.

Le azioni e gli strumenti che le imprese adottano per raggiungere questo risultato sono innumerevoli, come – per esempio – la disinformazione, sharp practices (pratiche e procedure ai limiti della legalità ed altamente immorali che vengono poste in essere contro i competitor per “sabotarli”, limitarne l’operatività, attaccarne la reputazione o sottrarre informazioni), lo spoofing finanziario (turbativa fraudolenta del mercato finanziario che può consistere, ad esempio, nell’avvio di ordini di acquisto o vendita di un determinato titolo che viene ritirato un attimo prima di essere eseguito, ingannando gli investitori e danneggiando l’azienda a cui è connesso il titolo), gli attacchi cyber, l’utilizzo distorto di strumenti finanziari (tra cui i “derivati”), ingegneria sociale e molto altro.

Si deve sottolineare che lo scopo principale della corporate warfare è limitare la performance dell’avversario (ad es. con attacchi reputazionali o sottrazione di informazioni), con un’onda d’urto che arriva a colpire anche i singoli cittadini.

Si pensi alle aziende che custodiscono i dati sensibili delle persone o che producono beni/servizi essenziali, se subissero un attacco – reputazionale, finanziario, informatico o molto altro – a rimetterci sarebbero anche gli ignari utenti, incrinando – così – il perimetro di sicurezza sia dell’azienda che pubblico ed economico del nostro Sistema Paese.

Come evolve il perimetro della mappatura dei rischi delle aziende?

Emanuele Salvador – Sempre di più ci si sta spostando da un concetto “statico” dei rischi (basato su cataloghi e aggiornamenti a cadenze periodiche) ad un concetto “dinamico”, basato sull’interconnessione dei rischi e su criteri di monitoraggio dipendenti da molteplici fattori, interni ed esterni all’azienda.

Quali sono i rischi che secondo lei possono avere un impatto più forte sulle imprese nel 2023?

Emanuele Salvador – La situazione geopolitica attuale avrà molto probabilmente un impatto sulla supply chain delle imprese, esponendole al rischio di maggiori costi energetici e alla possibile indisponibilità di materie prime e semilavorati.

I rischi associati ai cambiamenti climatici e alla sicurezza delle informazioni rappresenteranno un’ulteriore sfida per le imprese.

Perché le aziende dovrebbero occuparsi di corporate warfare proprio in questo momento?

Alfonso Balotta – Le imprese sono esposte e vulnerabili; possono essere impreparate a gestire i rischi e le minacce connesse a questo fenomeno.

Quando parliamo di aziende, non parliamo solo delle grandi imprese, ma di tutte, comprese le PMI, che sono ormai coinvolte in prima linea nella corporate warfare per due ragioni principali:

  • alcune fanno gola in quanto sono detentrici di particolari know-how, finendo per essere oggetto di interessi (acquisizioni e similari) da parte di altre aziende (spesso estere);
  • altre diventano target di un attacco per colpire indirettamente le aziende di cui sono fornitrici di prodotti e servizi, ledendone la competitività e la credibilità nel mercato

Proprio per questo, è fondamentale iniziare a dare la corretta attenzione a queste dinamiche, perché non si parla solo di sicurezza aziendale ed obblighi normativi, ma di competitività economica e protezione (e crescita) del business dei singoli attori, grandi o piccoli che essi siano.

Quali sono i contenuti peculiari del corso Competizione e Corporate Warfare: il valore dell’Intelligence d’impresa per la sicurezza del business?

Alfonso Balotta – I partecipanti verranno introdotti al tema della corporate warfare da un punto di vista teorico (studio della materia) e pratico (casi reali e simulazioni). Grazie alla presenza di docenti provenienti da settori diversificati (Corporate Intelligence & Security, Corporate Strategy, Cyber Defense per citarne solo alcuni), saranno illustrati sia gli scenari di guerra aziendale, sia quali strumenti, procedure e tecniche i manager possono implementare nel processo di decision making, per difendere la competitività del proprio business e le strategie interne ed esterne dell’azienda.

Quali delle sue competenze sulla gestione del rischio avrà modo di trasferire in questo corso?

Emanuele Salvador – Risk management, strumenti per l’identificazione, mappatura e trattamento dei rischi applicati a varie realtà industriali, costituiranno il filo conduttore dell’intervento. Tutto questo con un approccio pragmatico, volto a fornire spunti per supportare il processo decisionale associato alla gestione dei rischi nelle imprese.