Di Flaviano Antenucci, coordinatore del corso “Responsabilità professionale e gestione del rischio assicurativo”, in partenza dal 9 giugno.
Seneca aveva ben chiaro il valore che ogni decisione – anche quelle che dovessero rivelarsi non corrette – porta in sé, che è l’aver preso una direzione precisa, in modo da poterne valutare gli effetti senza comportamenti ondivaghi, pronti a modificare la rotta ma tenendone sempre una e una sola.
Il Risk Manager si è trovato in Sanità improvvisamente al timone, nella tempesta pandemica, in moltissime realtà, ed in molte altre avrebbe potuto e dovuto essere chiamato a guidare o quantomeno a collaborare nel portare la nave delle nostre comunità attraverso questa tempesta.
Perché SARS COV2 non solo è un’emergenza mondiale, ma rischia di essere la tempesta “perfetta”, quella nella quale le emergenze ormai note oltre ad essere esse stesse pericolose e mortali, sono anche catalizzatori di un nuovo, diverso modo di affrontare i pericoli ed i rischi della contemporaneità.
Non è solo la pandemia, perciò, il problema, ma il diverso modo di percepire, di reagire al rischio, di concepire la sanità non solo come modello produttivo, ma come pilastro unico ed irrinunciabile della sicurezza sociale e collettiva, oggi messo a dura prova dal profluvio di informazioni contraddittorie e dannose soprattutto perché non sintetizzate in decisioni univoche.
Ed ecco i nodi venire al pettine tutti insieme, anche quelli che apparentemente meno riguardano la gestione dell’emergenza, e che rappresentano null’altro che la crisi definitiva, il “de prufundis” del modello di efficientamento dei servizi sanitari rimasto per decenni voce unica ed incontrastata in Italia e nell’Occidente.
Essere pronti in questa ed anche nella prossima crisi è quindi la sfida del 2021, che ad avviso di chi scrive annovererà tra i suoi drivers anche questi tre:
- Sostituire o quanto meno integrare il decentramento con la territorializzazione
- Considerare la sicurezza sanitaria (e sociale) come uno dei “prodotti” della sanità, e non solo le prestazioni, riscoprendo il valore anche economico delle ridondanze di asset nei settori più critici
- Aggiornare e modernizzare la visione dato-centrica della gestione sanitaria, per rendere più facile la condivisione delle best practices locali e più rare le decisioni dipendenti solo dai “numeri”.
Per rendere possibile questo enorme passo avanti verso la nuova modernità della sanità pubblica e farla evolvere in sistema integrato di sicurezza sociale occorre anche (forse soprattutto) un risk management che solidifichi tutte le sue competenze intorno alla parola “lucidità”.
“Lucidità” è ciò che impedisce di cambiare direzione prima ancora di aver riscontri da quella appena intrapresa, è quello che tiene conto della latenza che impedisce di cogliere gli effetti in tempi brevi, e nel contempo valuta l’impatto delle azioni non solo in termini di quantità, ma anche di percezione.
E’ ciò che può trasformare reazioni tumultuose ed emotive in azioni di successo e durature.
Ed è anche la parola d’ordine, il fulcro del Master HRM di quest’anno.
Diceva un romanziere americano che “lucido” è chi capisce che solo metà di ciò che si sente e si vede è importante, e “brillante” è chi capisce quale metà è vera.
Noi seguiremo il processo inverso, spingendo le menti brillanti ad esercitare più lucidità.