di Roberto Rentocchini, docente del master Cineas Risk engineering e management

La maggioranza delle imprese italiane si sta impegnando per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile, con una crescente attenzione alle problematiche ambientali e una maggiore predisposizione alle innovazioni sostenibili. In un numero rilevante di aziende si sta insediando l’idea che l’adozione di pratiche e innovazioni sostenibili rappresenti un importante driver, con effetti benefici sia sulla performance aziendale, sia sul vantaggio competitivo di medio-lungo periodo.

Un dato che emerge anche dalla recente edizione dell’Osservatorio Cineas sulla diffusione del risk management nelle medie imprese italiane che evidenzia quanto sia presente, nel mondo imprenditoriale, la consapevolezza dell’opportunità di una trasformazione: come può questa spinta essere gestita dalle aziende, soprattutto quelle medie aziende, che si trovano in un contesto di grande incertezza e volatilità?

Lo sviluppo sostenibile implica la creazione di valore per tutti i portatori di interesse (la proprietà, i dipendenti, i clienti, la filiera di fornitura, ma anche l’ambiente e le comunità in cui l’azienda vive) nel medio e lungo termine; il non raggiungimento di questi obiettivi è di per sé un rischio “esistenziale”, ovvero quel rischio che mette a repentaglio la vita delle imprese e il benessere dei portatori di interesse. Pensiamo solo alle imprese energetiche che non siano in grado di rispettare gli impegni previsti dal Protocollo di Parigi sulle emissioni: già nel medio termine troverebbero crescenti difficoltà ad accedere a finanziamenti e a mantenere i propri clienti.

La miglior risposta per la gestione di un rischio “esistenziale” è la definizione di una strategia aziendale, intendendo con questo la creazione di target specifici che declinino nel tempo in modo trasparente gli obiettivi e i sottobiettivi dell’azienda per uno sviluppo sostenibile.

Chi è intitolato a far questo in azienda? Non è un ruolo specialistico da delegare ad un esperto, non verrebbe recepito nella cultura aziendale, deve essere una prerogativa del CdA e del management. Come si può misurare lo scostamento verso gli obiettivi individuati? In questo contesto l’approccio di risk management è la chiave: un sistema di risk management integrato nei business dell’azienda, non inteso come una protezione dagli incidenti nel breve termine (risk management difensivo) ma inteso come processo che aumenti la consapevolezza verso il rispetto dei target, degli obiettivi, della validità delle azioni di mitigazione nel medio e nel lungo termine costituisce un supporto decisionale al Board o al management che si occupano di sviluppare la una strategia (risk management proattivo).

Consideriamo alcuni esempi: la decisione di assicurare la perdita di produzione per una impresa manufatturiera, oppure quella di attivare coperture finanziarie rispetto alla volatilità dei prezzi di una materia prima, viene inserito in un contesto di sviluppo strategico, per il raggiungimento degli obiettivi stabiliti, e non rappresenta unicamente una decisione di opportunità.

Il risk management diventa un driver abilitante rispetto all’attuazione di un programma strategico, fattore chiave per andare a verificare la resilienza dell’azienda stessa rispetto ai diversi scenari di mercato, utilizzando tecniche come scenario analysis e what if analysis che possono mettere gli organi di governo societario nelle condizioni di procedere, in modo consapevole, ad effettuare la scelta tra le varie opzioni strategiche.

A conferma di tutto questo possiamo citare l’esperienza della TCFD (Task Force on Climate Related Financial Disclosure) creata dal Financial Stability Board (FSB) per sviluppare raccomandazioni sui tipi di informazioni che le aziende quotate dovrebbero divulgare per supportare investitori, banche e assicuratori per valutare e prezzare correttamente i rischi associati al cambiamento climatico.

Il Risk management – inteso come il modo in cui l’azienda identifica, valuta e gestisce i rischi associati al cambiamento climatico – è uno dei 4 ambiti di comunicazione richiesti.

Master Risk engineering e management, al via la XXV edizione dall’11 novembre. Il master in Risk engineering e management forma professionisti in grado di identificare, valutare e gestire i rischi a cui è esposta un’impresa e di prendere le decisioni opportune per il trasferimento assicurativo. Tra gli argomenti che vengono affrontati nel programma del master ci sono: i rischi tecnici legati ai processi produttivi tradizionali e innovativi (ovvero i rischi operativi nonché i modelli ingegneristici di analisi), i temi legati alla responsabilità dell’impresa e delle sue figure chiave, le tipologie di coperture assicurative a disposizione delle aziende per il trasferimento dei rischi; inoltre sono affrontate tematiche  quali: il cyber risk e la data protection, le vulnerabilità della supply chain, la gestione dei rischi di danno all’ambiente, la business continuity, il crisis management e il claims management.