Sergio Ginocchietti, docente e membro del comitato esecutivo di Cineas

Sergio Ginocchietti, docente e membro del comitato esecutivo di Cineas, è stato tra gli speaker del convegno “Climate Change: Il fronte dell’acqua” tenutosi a Bologna, al Centro Congressi CNR, il 10 ottobre 2023. In questo articolo il nostro esperto ci introduce al ruolo sociale che le assicurazioni ricoprono nella gestione del rischio idrogeologico e sulle possibili soluzioni da attuare nel nostro Paese. L’evento “Climate Change: Il fronte dell’acqua”, organizzato da Gruppo Bureau Veritas Italia, PROAMBIENTE, Tecnopolo Bologna CNR e MISTER, intende promuovere una riflessione sul climate change e sulle sfide che devono affrontare le imprese e i territori.

Il grande incremento degli eventi catastrofali da calamità naturali degli ultimi anni ha causato la dolorosa perdita di vite umane, danni rilevanti al patrimonio artistico e culturale e inferto un colpo gravissimo alle abitazioni e, soprattutto, agli insediamenti produttivi, agricoli e industriali delle zone colpite. Dopo i primi interventi delle autorità, volti a portare i primi soccorsi alle popolazioni colpite, è emersa con tutta evidenza anche la dimensione economica” di quanto successo e il forte impatto che questi eventi avrebbero avuto sulle realtà economiche delle zone colpite anche negli anni a venire. È proprio nella seconda fase delle emergenze di questo tipo che entrano in gioco le compagnie di assicurazione e diventa importante evidenziare il “ruolo sociale” che le stesse possono ricoprire in queste occasioni.

Gli eventi degli ultimi mesi non costituiscono però una eccezione. L’Italia è un paese fortemente a rischio dal punto di vista delle catastrofi naturali, il 67% dei comuni italiani si trovano in zone soggetto ad alto o medio rischio idro-geologico e con oltre il 50% delle aziende produttive ubicate nelle stesse zone.
Sono dati impressionanti se messi insieme alla cifra media di 3,5 Mld di €/anno che lo Stato italiano ha speso negli ultimi venti anni per intervenire a posteriori con i contributi pubblici finalizzati via via ad indennizzare le popolazioni, oltre alle attività agricole e industriali colpite da questi eventi calamitosi. La prima considerazione che scaturisce dall’esperienza di noi assicuratori nella gestione dei sinistri derivanti da calamità naturali è relativa alla scarsa cultura ancora presente in Italia in materia di prevenzione e di conoscenza delle tecniche di “disaster recovery” che riscontriamo ancora oggi nella stragrande maggioranza delle PMI (Piccole e medie imprese), ma anche nelle grandi aziende.

Nell’affrontare le conseguenze di un evento di questo tipo abbiamo trovato molto spesso imprenditori e aziende allo sbando, senza nessuna preparazione nel gestire le emergenze, senza una pianificazione di risk management né idea su chi far intervenire per intraprendere in tempi brevi le primissime misure di salvataggiomitigazione dei danni e piani di business continuity”. Proprio le conseguenze sull’attività produttiva e commerciale sono quelle meno considerate e più sottovalutate in questi momenti.

Uno studio realizzato dal Comitato Europeo Assicuratori (CEA) ha evidenziato invece che il danno indiretto è mediamente superiore di 2,5 volte il danno diretto. E in Italia solo il 6% delle aziende ha una copertura assicurativa per i danni indiretti, contro l’80% della Germania. L’AIBA ha recentemente pubblicato una ricerca nella quale si evidenzia come il 40% delle imprese che, in conseguenza di un sinistro, rimangono inattive per più di tre mesi, falliscono entro i due anni dalla ripresa dell’attività, non riuscendo a compensare il dissesto finanziario maturato. Nel caso delle PMI questo limite di tempo diventa ancora più breve. La devastazione causata da una catastrofe naturale è uno dei peggiori scenari che soprattutto le aziende del settore agro-alimentare si trovano a dover fronteggiare.

Il modello tradizionale di gestione degli indennizzi pubblici però non regge più perché questi costi pesano enormemente sul nostro bilancio statale ed è arrivato a un tale punto di crisi che si sta pensando concretamente alla possibilità di una partnership pubblico-privato con il settore assicurativo per la gestione di questi eventi, come del resto avviene ormai da molti anni in altri Paesi economicamente evoluti. Sul punto sono arrivate negli scorsi anni dall’OCSE precise raccomandazioni agli Stati, tra i quali l’Italia, che ancora non si sono dotati di una norma legislativa in tema di calamità naturali.

Con il documento “Good practices for mitigation and financing catastrophic risks“ l’OCSE ricordava i prodotti assicurativi come possibili strumenti per il finanziamento, il trasferimento del rischio e per il ruolo fondamentale che possono avere nella riduzione degli impatti economici dei rischi catastrofali. Anche le richieste della Commissione Europea agli Stati membri nel “Libro Verde sull’assicurazione contro le calamità naturali e antropogeniche” riconoscono la necessità di aumentare la penetrazione del mercato delle assicurazioni contro le catastrofi naturali e di “sviluppare appieno le potenzialità dei premi delle assicurazioni e di altri prodotti finanziari per la sensibilizzazione sulla prevenzione e l’attenuazione dei rischi e per la resilienza a lungo termine degli investimenti e delle decisioni commerciali”.