Quando la collaborazione tra settore pubblico e privato è decisiva per una migliore protezione dell’ambiente

Da un accordo siglato tra ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) e Cineas, è stato elaborato il Manuale “La prevenzione del danno ambientale e la gestione delle emergenze ambientali in relazione agli incendi presso gli impianti di gestione e di deposito di rifiuti”.

Il Manuale è stato pubblicato recentemente, ma il progetto nasce nel 2019, quando in una delle riunioni dell’ Osservatorio Sinistri di Cineas, l’Avvocato Antonio Guariniello, Responsabile dell’Area Accertamento Valutazione e Riparazione del Danno Ambientale di ISPRA e l’Ingegner Guido Rebuffi, della Rebuffi S.r.l. – socio del Consorzio – e coordinatore dell’Osservatorio Sinistri, oltre che Vicepresidente di UNISAFE, hanno iniziato ad elaborare un’idea: creare un progetto che permettesse a due settori distanti tra loro di comunicare su una tematica comune, che è quasi “paradigmatica” per l’attività di protezione ambientale territoriale.

La tematica era la prevenzione e la gestione dei casi di incendio negli impianti che gestiscono i rifiuti, mentre i soggetti di cui si volevano mettere, per la prima volta, a fattor comune le esperienze e le competenze erano da una parte le Agenzie regionali per la protezione dell’ambiente (ARPA), dall’altra gli operatori stessi degli impianti.

“Per iniziare a lavorare abbiamo dovuto trovare un modus operandi, che permettesse di incrociare tutti i dati e le informazioni che stavamo raccogliendo per trovare delle correlazioni – ha spiegato l’Avv. Guariniello – L’obiettivo era comprendere quali fossero le criticità e le prassi messe in atto, per analizzare lo stato dell’arte e in seguito individuare delle linee guida di carattere organizzativo, amministrativo e normativo, da condividere con tutti gli operatori coinvolti”.

All’interno del documento vengono esaminate prassi, soluzioni e proposte per la gestione degli incendi presso gli impianti di gestione dei rifiuti, dalla pianificazione e dalle autorizzazioni iniziali fino alla fase post-incendio nell’ambito del danno ambientale e della gestione delle emergenze ambientali.

“Da parte nostra è stato molto interessante coinvolgere nell’Osservatorio sinistri, un pubblico d’incidenza così lontano dal settore assicurativo, ma così coinvolto direttamente nell’ambito di indagine – ha sottolineato l’Ing Rebuffi – tengo a ringraziare il professor Giuseppe Maschio e l’Ingegner Chiara Vianello, del Dipartimento di Igiene Industriale, Prevenzione e Sicurezza dell’Università di Padova, che ci hanno supportato nella creazione del sistema di raccolta delle informazioni. Il progetto è stato possibile così, grazie a una sinergia tra settori pubblico, privato ed accademico.”

Nell’ultima parte dell’anno è stata avviata la seconda parte del progetto, ovvero quella della formazione che si svolge in due fasi: la prima è stata già realizzata con un evento formativo che ha coinvolto tutte le ARPA che hanno partecipato al progetto, mentre la seconda fase verrà realizzata andando a coinvolgere gli operatori degli impianti di gestione e deposito dei rifiuti.

“Non è sufficiente mettere a disposizione il Manuale che abbiamo elaborato. Coinvolgere tutti i soggetti in maniera proattiva è fondamentale, – ha sottolineato l’Avvocato Guariniello – per capire quanto sia importante assicurarsi che le linee guida proposte nel manuale arrivino agli interessati, faccio l’esempio di una criticità emersa in fase di indagine, ovvero il rischio legato alla mancata gestione delle acque di spegnimento. In tutti gli impianti industriali di gestione dei rifiuti si dà ovviamente molta importanza alla fase dello spegnimento dell’incendio, tuttavia una cosa che viene poco valutata, è il fatto che le acque di spegnimento in questo tipo di incendi siano altamente inquinate, in molti casi anche pericolose. Se non gestite, queste acque finiscono assorbite nel terreno, fluiscono in una falda acquifera o vengono raccolte dai tombini per poi finire nella rete fognaria.

Ecco perché deve essere organizzato preventivamente un sistema di canalizzazione di queste acque verso delle vasche o serbatoi che siano già predisposti per l’ipotesi dell’incendio. Quando sono presenti dei tombini, bisognerebbe installare in aggiunta un sistema di dispositivi di occlusione che in caso di incendio, andrebbero a bloccare il deflusso delle acque di spegnimento incanalandole verso i suddetti serbatoi.

Tutto questo ovviamente va realizzato ben prima dell’evento avverso, in fase di progettazione, e la procedura deve essere inserita nel piano di emergenza. Ecco perché è fondamentale che le autorità competenti – nel rilasciare la certificazione ambientale – e i gestori degli impianti – nella progettazione dei siti industriali – siano a conoscenza di questo tipo di rischi e delle soluzioni per la loro mitigazione”.