Secondo le stime se l’aumento termico sarà contenuto entro i 2-2,5° si avrà una riduzione del PIL pari a circa il 2% tra danno diretto e danno macro economico indiretto a cui il settore delle infrastrutture contribuirà per lo 0,5%. Per i gestori delle infrastrutture il rischio meteo climatico acquisisce sempre maggiore priorità Massimo Crespi, docente del master Cineas in Risk management delle infrastrutture, ci parla di alcuni strumenti in grado di quantificare il rischio in modo puntuale utili per la risk governance

 

Massimo Crespi, docente del master Cineas in Risk management delle infrastrutture, CEO Radarmeteo e Presidente Hypermeteo

Il settore delle infrastrutture occupa una posizione chiave in ogni possibile politica orientata alla mitigazione del cambiamento climatico, all’adattamento ed alla resilienza conseguenti.

Poiché l’Italia è caratterizzata da una dotazione infrastrutturale mediamente inferiore a quella degli altri paesi europei, soprattutto per quanto riguarda le regioni meridionali, colmare questo ritardo attraverso una strategia di sostenibilità, necessaria per ridurre le emissioni di gas serra, rappresenta anche una grande opportunità per il rilancio economico del paese. Nella stesura di queste mie riflessioni ho attinto alcuni spunti e molti dati dal recente volume di Carlo Carraro dedicato proprio agli impatti dei cambiamenti climatici sulle infrastrutture.

Per inquadrare e quantificare in termini generali la dimensione del problema dei cambiamenti climatici oggi, in Italia, rispetto al settore infrastrutturale, va anzitutto osservato che il rischio climatico colpirà, in termini di valori assoluti e con l’orizzonte temporale del 2050-2070, soprattutto i territori del nord Italia e del versante tirrenico, nei quali è concentrato il maggior investimento infrastrutturale del paese, in termini percentuali invece sarà il sud Italia a registrare la maggior crescita del rischio, a seguito di  un più marcato impatto termico (Fig. 1).

Fig. 1: Rischio assoluto in miliardi di euro /anno di danno (a-b-c); rischio relativo in valore percentuale (d-e-f)
Da “Cambiamenti climatici, infrastrutture e mobilità” a cura di Carlo Carraro – Il Mulino.

Come dato di sintesi si consideri che il rischio climatico al 2050 sarà pressoché triplicato rispetto all’attuale. Facendo riferimento al PIL, esso sarà funzione del livello di riduzione delle emissioni e del corrispondente scenario IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change, Organismo di riferimento che opera in ambito ONU) che si riuscirà a conseguire. A fronte della possibilità di contenere l’aumento termico entro i 2-2,5° C, e si tratta di uno scenario di grande concretezza, viene stimata una riduzione del PIL pari a circa il 2% all’anno, tenendo conto sia dei danni diretti che dei danni macroeconomici indiretti; si ritiene che il settore infrastrutturale contribuirà a questa contrazione fino allo 0,5%.

In merito alla tipologia di danno, mentre sino ad oggi il 50% era imputato alle esondazioni fluviali, si stima che, al 2050-2070, saranno i fenomeni di siccità e le ondate di calore a rappresentarne oltre il 90% (Fig. 2).

Fig. 2 Rischio climatico complessivo per le infrastrutture critiche in Italia per settore (a) e per tipologia di pericolo (b) Da “Cambiamenti climatici, infrastrutture e mobilità” a cura di Carlo Carraro – Il Mulino.

Sulla base di questo quadro, molto sinteticamente rappresentato, va definito l’approccio che si ritiene di dare alla risposta ed al contributo che le infrastrutture sono in grado di fornire. Auspicabilmente si dovrebbe scegliere una linea di transformative resilience che apra anche la via alle opere più significative e che definisca anche una possibile discontinuità con lo status quo.

Il panel di azioni che andrebbero messe in campo in questa strategia è molto ampio, comprende misure grey o hard, cioè di tipo strutturale e tecnologico, assieme a misure green, e ad altre di supporto alla governance e di tipo soft, come quelle a carattere conoscitivo, politico, legale, sociale, gestionale e finanziario.

Ognuna di queste richiede una valutazione del rischio nel medio e lungo periodo ed un’adeguata trattazione delle incertezze accompagnata da un’analisi evolutiva degli scenari climatici, in modo che gli interventi specifici di resilienza ed adattamento sulle infrastrutture esistenti e sul territorio abbia luogo attraverso un processo di climate proof, ovvero implementando tutte le fasi di screening e di valutazione ex ante ed ex post degli impatti degli eventi climatici estremi, comprendendone e sapendone gestire la dinamicità, ed avendo a disposizione gli adeguati strumenti di monitoraggio e di valutazione.

In merito agli scenari climatici, quindi, si rende necessario un supporto non unicamente meteorologico ma anche climatologico, di medio e lungo periodo.

Per una visione complessiva, come accennato, si fa riferimento a quanto viene prodotto dal IPCC, le cui analisi delineano però situazioni generali su periodi anche di lungo orizzonte, il che non corrisponde alle esigenze operative più specifiche e legate a periodi e territori di maggior dettaglio. In sostanza quindi si riscontrano due problemi: una carenza complessiva di dati ed un disallineamento fra gli orizzonti climatici di più lungo periodo e quelli più pragmaticamente necessari per l’assunzione di decisioni in ambito finanziario, assicurativo ed operativo.

Attualmente sono disponibili sul mercato alcuni servizi utili a fornire un supporto concreto nella gestione delle criticità e nelle valutazioni di risk assessment legate all’emergenza climatica; si tratta di piattaforme di supporto decisionale (Fig. 3) che sono in grado in grado di individuare e georeferenziare i fenomeni meteorologici, mettendoli in relazione con le infrastrutture, fornendo quindi il prodotto informativo dedicato, integrabile nei processi aziendali ed accompagnato dai servizi di supporto operativo che assistono il gestore sia durante le criticità che nella fase previsionale e in quella post evento. La piattaforma schematizzata in Fig. 3 viene integrata nelle sale operative dei gestori stradali e fornisce tutti i prodotti meteorologici necessari sia alla gestione operativa in tempo reale che alle previsioni; le informazioni vanno ad alimentare automaticamente i sistemi decisionali, ma sono anche espresse in forma chiara e sintetica per il personale tecnico e dirigenziale, anche se non dotato di un background meteorologico.

Fig. 3 A titolo di esempio si riporta una schermata tratta dalla piattaforma MeteoCast® di Radarmeteo permette la consultazione interattiva di tutti i dati meteorologici di interesse

Per una gestione climatologica integrata, sono invece disponibili i dataset ad alta risoluzione (fino ad 1 km2) che sono in grado di rappresentare i fenomeni meteo-climatici lungo l’intero arco del tempo, quindi dal passato, al tempo reale, ed al futuro, sia esso di brevissimo o di lungo termine. Tutto il processo si basa sulle osservazioni acquisite dai sistemi di monitoraggio di qualità, che contribuiscono a definire la copia digitale dell’atmosfera fisica mediante la tecnologia dell’analisi retrospettiva (rianalisi).

Fig. 4 Gli indici forniscono un quadro sintetico ma rappresentativo dei fattori meteo-climatici caratteristici del territorio d’interesse. Nell’immagine si riporta l’esempio dell’indice di rischio grandine su una porzione del Nord-Italia (da Hypermeteo)

A partire da questi dataset, che descrivono l’andamento spazio-temporale di tutte le variabili meteo-climatiche, vengono elaborati anche indici di rischio e climatologici, che possono venir facilmente integrati in processi decisionali che hanno l’esigenza di un’informazione meteo-climatica sintetica ma comunque altamente rappresentativa. In Fig. 4 viene esemplificato la storicità di un impatto climatico, in quel caso la grandine, ma può trattarsi di neve o di gelicidio, con lo scopo di supportare e di ottimizzare sotto tutti i punti di vista una pianificazione a lungo periodo di misure di mitigazione adeguate.

Massimo Crespi, docente del master Cineas in Risk management delle infrastrutture, CEO Radarmeteo e Presidente Hypermeteo


Da ottobre 2023 a marzo 2024 – Master in Risk Management delle Infrastrutture, CINEAS -Iscrizioni entro il 5 ottobre
Le infrastrutture rivestono un ruolo di enorme importanza sia a livello nazionale che internazionale. Nel quadro del PNRR (Piano nazionale di ripresa e resilienza) è sottolineato come sia prioritario potenziare il sistema infrastrutturale italiano, puntando a renderlo moderno, digitale, sostenibile e fortemente interconnesso. A partire da luglio 2023, inoltre, verrà introdotto il nuovo codice degli appalti, che ristruttura in modo sistematico questa disciplina e comporta nuovi obblighi e responsabilità per tutti gli attori coinvolti. In un tale scenario, le competenze nella gestione dei rischi delle opere infrastrutturali rivestono un ruolo centrale ed è qui che il master Cineas in Risk Management delle Infrastrutture offre un percorso di formazione completo per gli operatori del settore, affrontando aspetti tecnici, ingegneristici, finanziari, giuridici e assicurativi del settore.

Il Master in Risk Management delle Infrastrutture di Cineas copre diverse tematiche, tra cui:

  • La cultura organizzativa orientata alla gestione dei rischi;
  • Il processo globale di gestione dei rischi, considerando l’infrastruttura come manufatto e componente di una rete che collega territori diversi;
  • I rischi giuridici e il nuovo Codice degli appalti;
  • I sistemi e le tecnologie innovative per il monitoraggio dei rischi delle infrastrutture, con un focus sui dati meteoclimatici e i sistemi previsionali per la mitigazione de i rischi.

Inoltre, il programma del master include esperienze pratiche, come l’ispezione di un ponte in conformità con il decreto ministeriale 578/20 sulla sicurezza e prove di laboratorio sulla durabilità dei materiali cementizi, e sarà arricchito da contributi premium, con incontri che vedranno testimonial di realtà industriali condividere storie d’impresa incentrate sul tema del Risk Management delle infrastrutture.
La docenza è affidata a professionisti con esperienze internazionali nell’ambito del Risk Management delle infrastrutture, specialisti del settore assicurativo e legale e a professori del Politecnico di Milano e lo IUSS di Pavia.

Date e modalità didattica: dal 12 ottobre 2023 al 1° marzo 2024, 84 ore di formazione in aula e 31 ore in webinar.

Per maggiori informazioni: https://www.cineas.it/formazione/master/risk-management/risk-management-delle-infrastrutture/